Father & Sons 258 – Death Grips

FATHER AND SONS
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Father & Sons 258 - Death Grips
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Bowie si ispirò ai Death Grips mentre lavorava al suo ultimo album Blackstar è questo potrebbe essere sufficiente per dare un’idea dell’originalità e dello spessore della loro produzione. La loro aggressività senza confini, affonda le radici nell’hip-hop, nel punk hardcore, nell’industrial ed anche nelle forme più dure di musica dance, senza rendere nessuna di loro preminente sulle altre. La loro arte va compresa oltre l’aspetto essenzialmente musicale; la comunicazione web, lo stravolgimento delle regole dell’industria musicale (pubblicando sempre gratuitamente online la loro musica, anche a costo di venire licenziati dalle etichette) così come la non certezza di vederli suonare fino al momento in cui salgono sul palco rendono perfettamente la loro visione dell’era contemporanea. In un vortice di aggressività senza limiti dipingono un’immagine romantica delle ansie metropolitane, delle paranoie più oscure che affliggono diversi strati sociali in quest’era. E’ difficile liberarsi della sensazione che i Death Grips traggano sempre vantaggio da un cambiamento nel focus sia estetico che concettuale, spesso destabilizzante per pubblico e critica; senza nuovi trucchi, nuovi suoni e nuove forme di aggressività, rischierebbero di sembrare sicuri e ordinari, perdendo gran parte del loro appeal e valore. TRACKLISTING: Guillotine / Hacker / System blower / More than the fairy / Whatever I want / Runway H / Uo my sleeves / Hot head / I’m overflow / Black paint / Bjork – Thunderbolt (Death Grips remix)

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